Sull’orario di lavoro il Sifus prende posizione mentre l’Alleanza e la LILCA preparano la lettera ad Emiliano

Nella rubrica “La Cassetta degli attrezzi del lavoro salariato nell’agroalimentare” in onda lunedi 5 luglio 2021 fra le 18 e le 19, la LILCA illustrerà la lettera indirizzata al Presidente della Regione Emiliano per chiedere un incontro all’indomani della adozione dell’ordinanza che vieta il lavoro agricolo nei campi nelle ore più calde del giorno. Per intanto il Sifus – LILCA prende posizione con una dichiarazione di Maurizio Grosso, segretario generale.


SiFUS CONFALI – SE IL PRESIDENTE PUGLIESE MICHELE EMILIANO COLPITO DALL”EMOTIVITÀ DEI RECENTI DECESSI ATTRAVERSO UN ORDINANZA VIETA IL LAVORO NEI CAMPI NELLE ORE CALDE, CI PUÒ STARE. SE A CHIEDERE AI PRESIDENTI DI REGIONE L’ORDINANZA IN QUESTIONE SONO INVECE I SINDACATI CONFEDERALI COME IN SICILIA, E’ PALLESE IL TENTATIVO DI DRIBBLARE LE PROPRIE INCAPACITÀ CONTRO LO SFRUTTAMENTO E IL CAPORALATO.

Roma 2 luglio 2021 – La spinta emotiva rappresentata dall’ennesima morte di un bracciante nei campi a causa dei ritmi serrati e naturalmente dal caldo africano, ha dato l’input al Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano per emanare un ordinanza che vieta il lavoro nei campi tra le 12;30 e le 16:00.

La presa di posizione di Emiliano pur considerandola in buona fede, ammirevole e simbolicamente forte contro lo sfruttamento del lavoro e il caporalato, dal punto di vista pratico risulta essere fine a se stessa perché il bracciante alle 12,30, ha già finito di lavorare nei campi le 6 ore e 30 previste dal CCNL.

Secondo il CCNL medesimo, i braccianti devono lavorare infatti, 39 ore settimanali distribuite in 6,30 ore al giorno e in un anno, al massimo, possono effettuare 300 ore di straordinario. Che cosa farà il bracciante dalle ore 12,30 alle 16,00? Tornerà a casa percorrendo anche 2 ore di strada e poi, arrivato casa, ripercorrerà altre 2 ore di strada per ritornare nei campi dell’azienda agricola presso cui lavora? Oppure, l’azienda metterà a loro disposizione dei luoghi per rifocillarsi dalle 12,30 alle 16.00? Siamo sicuri che il lavoro che i braccianti presteranno dalle 16.00 in poi è lavoro straordinario che rientra nelle 300 ore previste dal CCNL, oppure fa parte del lavoro ordinario sfruttato e malpagato che deve essere impedito?

Ricordo a me stesso che abbiamo centinaia di prove testimoniali che nelle grandi campagne di raccolta i braccianti lavorano 12- 14 ore al giorno con ritmi esagerati e vengono pagati a 4-5 euro l’ora. Per noi del SiFUS è questo il problema dei problemi che per ovvie ragioni nessuna ordinanza di Emiliano ( ne in buona fede, ne populista) può risolvere se non cambiano alcune leggi nella direzione del ridimensionamento dello sfruttamento, del lavoro nero, di quello grigio e del caporalato.

Ecco cosa serve al bracciante:
1) un orario di lavoro ordinario che non deve variare a seconda dei contratti provinciali, evidenziando vere e proprie gabbie salariali. Deve essere minimo di 10 euro nette ad ora in qualsiasi delle 107 province italiane. Pertanto nel CCNL deve essere inserita una tabella salariale minima che i sindacati confederali non hanno mai sostenuto. Necessitano, inoltre, da parte dello Stato, controlli ed app per rilevare cosa succede nei campi in corso d’opera;
2) il collocamento pubblico. Il caporale spesso e volentieri è l’unico punto di riferimento a cui il bracciante si rivolge se vuole raggiungere il datore di lavoro.

Per battere il caporalato bisogna pertanto, sostituire il ruolo e la funzione del caporale con quella di moderni ed intelligenti centri per l’impiego pubblici, aperti dal pomeriggio alle sera tardi, allo scopo di mettere in contatto la domanda e l’offerta di lavoro. I sindacati confederali puntano a mettere in piedi una rete assieme ai sindacati datoriali finalizzata alla definizione del collocamento privato al fine di poter scegliere loro i lavoratori biondi, con gli occhi azzurri e disponibili. In questa direzione devono spingere i Presidenti della Regione se vogliono contribuire ad aiutare il settore bracciantile e non alle ordinanze che anziché aiutare i braccianti potrebbero, invece, finire per aiutare i datori di lavoro spregiudicati e i caporali.I sindacati confederali la smettano di assecondare le spinte populiste dei non addetti ai lavori e tornino ad occuparsi dei diritti dei lavoratori.

Maurizio Grosso – Segretario Generale SiFUS e coordinatore LILCA

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